Si riunisce il settore dell’uva da tavola siciliano
Il 2022 è stato un anno disastroso per l’uva da tavola siciliana. La situazione drammatica vissuta dagli operatori del comparto agricolo operanti nell’areale di Mazzarrone e di Canicattì ha causato gravissimi problemi per l’intera filiera dell’uva da tavola, ma soprattutto per i produttori. Approssimativamente, 120 milioni di euro di fatturato sono andati perduti tra i due areali, in una campagna tardiva mai così colpita da una concomitanza di fattori negativi che hanno sfiancato il comparto, mettendo a repentaglio per molti produttori la possibilità di affrontare una nuova campagna per il 2023.
Per questo motivo Il settore dell’uva da tavola siciliano si è riunito, lontano dalla stagione produttiva e commerciale, un convegno tematico all’interno del quale discutere sulle problematiche riscontrate e sulle prospettive per la prossima campagna 2023, ma più in generale per trovare spunti di riflessione che la categoria deve maturare al suo interno. Ma facciamo un passo indietro, con una breve cronistoria sull’andamento del comparto negli ultimi 5 anni: il 2017 è stata l’ultima annata soddisfacente, il 2018 ha visto la crisi del cracking, il 2019 la crisi commerciale, il 2020 è stato contrassegnato dalla pandemia, con una discreta ripresa commerciale, nel 2021 c’è stata la crisi dovuta al clima avverso e nel 2022 ancora una crisi climatica e commerciale, con una forte frenata nei consumi.
Novello, Lodico e Di Piazza
“Sono passati 5 anni, tra luci e ombre, ma con più ombre che luci, ed è arrivato il momento di prendere la situazione in mano, o no?” Ha dichiarato qualcuno a inizio convegno. Ma dove risiedono i reali motivi di questa crisi, e come potrebbe il settore uscire dall’impasse in cui si trova?
Il pubblico presente
Ne ha parlato durante il suo intervento al convegno Vincenzo Di Piazza, esperto agronomo e presidente dell’Associazione Uva da Tavola Siciliana: “I problemi che attanagliano il comparto dell’uva da tavola vengono da lontano, a partire dalla scarsa competitività del nostro prodotto rispetto a quello estero e una promozione ancora molto deficitaria. Puntare a rafforzare l’appeal delle varietà storiche e identitarie del territorio siciliano è una delle strade che dobbiamo perseguire. Ridurre le uve da mensa siciliane di pregio e a marchio a mero prodotto commerciale è riduttivo e non ne esprime il patrimonio valoriale, legato al territorio, al cibo sano e sicuro e alla sua ricaduta socioeconomica. L’uva Italia deve orientarsi su un mercato di nicchia: è un prodotto da valorizzare grazie anche a campagne pubblicitarie ad hoc, costruendo dei protocolli produttivi che rappresentino l’uva Italia come unica nel suo genere. Inoltre, vi è il problema del divario tra il prezzo alla produzione e quello al consumo, che talora non è giustificato e che non riconosce la corretta remunerazione ai produttori. Questi ultimi operano, va ricordato, con standard europei sia sul piano della sostenibilità lavorativa e ambientale sia su quello della sanità dell’uva posta in commercio”.
“La campagna 2022 si è chiusa con prezzi al collasso e consumi al lumicino, che hanno portato il comparto dell’uva da tavola ad attraversare un momento di forte difficoltà – ha proseguito Di Piazza – Il senso di questo convegno, voluto in un periodo di quasi inattività stagionale, è quello di stimolare il comparto a riflettere al suo interno, scevro da sovrastrutture e lontano dalle passerelle politiche che inevitabilmente si formano nei momenti acuti di questa, come di altre crisi dell’ortofrutta. I produttori hanno percepito e risposto a un nuovo approccio nell’affrontare i problemi. La nostra associazione punta sulla programmazione e la pianificazione del settore, analizza le questioni, crisi attuale compresa, con numeri e fatti, mette al centro il territorio e le sue competenze per fare sintesi utili a formulare le strategie da mettere in campo e da indicare alle istituzioni. A breve, aderiremo alla CUT in un’ottica di aggregazione diffusa ed inclusiva, perché nessuno si salva da solo”.
Di sovrapproduzione e aggravamento dei costi ha parlato Salvatore Lodico, presidente del Consorzio di tutela dell’uva di Canicattì IGP. “I fattori climatici, assieme ai rincari nei costi di produzione hanno creato una combinazione deleteria per il comparto agricolo – ha spiegato Lodico – Abbiamo dovuto affrontare la difficile gestione delle uve rimaste sulle piante, che ha causato ulteriori perdite di fatturato. In pratica, abbiamo perso qualità del prodotto a causa del caldo che ha contestualmente inficiato la shelf life. C’è stata anche una perdita di competitività nella fase finale della campagna, a causa della presenza di prodotto proveniente dal Sudamerica, dandoci il colpo di grazia. Adesso bisogna percorrere una strada comune per risollevare i nostri vigneti per la prossima campagna, ormai alle porte. Il Consorzio in questi mesi ha incontrato più volte le istituzioni competenti per illustrare le difficoltà del comparto e per stimolare l’erogazione di misure, anche economiche. In linea con le direttive dello statuto del Consorzio, non ci siamo risparmiati per difendere i nostri associati in un’ottica più ampia di difesa del territorio e dell’economia dello stesso. Pensiamo che il comparto debba concentrarsi sulla formulazione di proposte possibili e fattibili che vanno girate alla politica. Salutiamo, infine, positivamente l’iniziativa dell’Associazione che ci vede partecipare a questo incontro”.
Anche i palchi superiori del teatro che ha ospitato i lavori erano occupati, a testimonianza di una massiccia partecipazione
In merito al Gruppo di contatto dell’uva da tavola tra i maggiori paesi produttori UE, costituito nel 2019 con l’intento di creare un contesto stabile di dialogo e cooperazione e per analizzare la produzione e la commercializzazione di uva da tavola in Europa, ha parlato Salvatore Novello che, da produttore di rilievo, ne fa parte per la quota italiana.
“Il volume di produzione dell’uva da tavola è in crescita da alcuni anni – ha sottolineato Salvatore Novello – Ma non sappiamo quantificare le quantità di uve disponibili per varietà, anche se le varietà apirene sono le più richieste e la loro produzione aumenta anno dopo anno, principalmente per il loro indice di gradimento, vista, la facilità con cui si consumano. (Qui affianco, il loro dell’Associazione Uva da Tavola Siciliana – ndr). Andrebbe definito un catasto in Italia per sapere quanta uva da tavola e quale tipologia viene prodotta, al fine di avere una concreta dimensione di come dobbiamo porci nei confronti dei mercati in Europa. Si tratta di un parametro di riferimento fondamentale, soprattutto per poter pianificare con la GDO i programmi di fornitura, i periodi di promozione, il confezionamento e quant’altro aiuti a migliorarne il consumo. Inoltre, dobbiamo abbandonare l’idea di produrre alla giornata: programmazione e pianificazione devono essere l’assioma da seguire per i prossimi 5/10 anni”.
“Il calo di consumi e il surplus di produzione, oltre che il ritardo dell’inizio della produzione per l’annata 2022, sono state le concause maggiori dei problemi vissuti quest’ultima stagione, oltre alla siccità che ha contribuito sulla qualità del prodotto per l’ultima parte. È anche vero, però, che sono cambiate le abitudini dei consumatori e, proprio per questo, dobbiamo produrre secondo ciò che chiede il mercato, migliorando gli standard produttivi e aprendoci alle nuove varietà seedless sempre più richieste dai consumatori, ma non abbandonando l’uva Italia, fiore all’occhiello della produzione dell’uva siciliana”.
Dalla relazione di Novello è emersa la classifica dei maggiori produttori di uva da tavola, che molti ignoravano, e che vede l’Iran 4° produttore mondiale, una posizione attribuita a torto all’Italia, che invece si classificherebbe al 7° posto, solo dopo l’Uzbekistan. Mentre la Spagna, spesso considerata acerrimo concorrente di tutti i prodotti italiani si classifica al 15° posto, ma in progressiva crescita e con circa un quarto della nostra produzione. Di contro, la Turchia conferma una produzione “galoppante” anche nella produzione di uva da tavola. Resta in cima alla classifica la Cina, che produce quasi esclusivamente per il consumo interno. L’Italia ha tuttavia una posizione di tutto rispetto, se si considera il territorio nazionale che ha estensioni più ridotte rispetto ad altri Paesi. Le nazioni come Turchia, Iran etc, d’altra parte producono per il segmento del prodotto non fresco (essiccati etc.).Fonte OIV.
L’incontro, partecipatissimo, si è concluso con molti stimoli emersi dagli interventi provenienti dalla platea, con l’augurio – unanime – di una riproposizione dell’iniziativa. Erano presenti anche il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo, il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Sicilia, Graziano Scardino, ma soprattutto i veri protagonisti della giornata: i produttori siciliani di uva da tavola. Grande assente per motivi di forza maggiore il presidente del Consorzio dell’Uva da tavola di Mazzarrone Igp. Quest’ultima cittadina ospiterà il prossimo appuntamento dell”Associazione Uva da Tavola Siciliana.
Data di pubblicazione: ven 27 gen 2023
Author: Gaetano Piccione
© FreshPlaza.ita